- Data di pubblicazione
- 31/08/2023
- Ultima modifica
- 31/08/2023
Speciale Venezia 80 - Nina dei Lupi
Genoma Films inaugura le Notti Veneziane delle Giornate degli Autori. L'intervista ad Antonio Pisu
La casa di produzione bolognese Genoma Films ha inaugurato le “Notti Veneziane” delle Giornate degli autori alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ad accendere il grande schermo il 30 agosto è stato infatti Nina dei Lupi, terzo lungometraggio di Antonio Pisu, tratto dall’omonimo romanzo di Alessandro Bertante, il primo di una trilogia. Il film è ambientato in un inquietante futuro prossimo, reso ancora più distopico dalla maestosità dei monti trentini. Da oggi, 31 agosto, Nina dei Lupi sarà nei cinema di tutta Italia, interpretato da Sergio Rubini e da una giovanissima e sorprendente Sara Ciocca, che per questa interpretazione si è già aggiudicata il premio Kineo Diamanti.
Dopo la prima veneziana abbiano parlato con Antonio Pisu. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Dopo Est – Dittatura Last Minute per te un nuovo lavoro che unisce letteratura e cinema. Cosa ti ha affascinato del romanzo di Alessandro Bertante?
Per prima cosa sono personalmente un appassionato del genere distopico. Mi piace poter vedere come si comporterebbero gli esseri umani in situazioni dove l’unica cosa che conta è sopravvivere. Credo fortemente che le condizioni estreme siano il modo di vedere realmente chi sia una persona. Nel bene e nel male. Il romanzo di Bertante presentava un ulteriore ingrediente: Un microcosmo. Un piccolo paese montano che si isola dopo una “sciagura” e fa crollare una galleria (unico accesso al mondo esterno) per isolarsi e continuare a prosperare. La cosa incredibile è che dopo anni loro non sanno realmente cosa ci sia fuori e questo elemento creava una grande tensione narrativa che mi ha affascinato moltissimo.
Nina dei Lupi è il primo libro della “Trilogia del Mondo Nuovo”: è nei tuoi progetti cinematografici seguirne la narrazione e l’evoluzione?
Come tutti sappiamo molto spesso i film non riescono a mostrare tutte le meravigliose sfaccettature di un romanzo. Insieme agli altri autori del film (Pierpaolo De Mejo, Annapaola Fabbri e Tiziana Foschi) Abbiamo cercato di mettere il focus su una parte della storia che abbiamo reputato essere quella adatta al di film che volevamo scrivere. Per poter seguire la trilogia bisognerebbe aprire il discordo della serialità televisiva. A nostro parere Nina Dei Lupi avrebbe tutti gli elementi per essere una serie di successo in cui approfondire ogni personaggio rimanendo più fedeli possibile ai romanzi di Bertante.
Nina dei Lupi apre le Notti Veneziane delle Giornate degli Autori di Venezia 80, un evento che consolida la presenza al Lido di Genoma. È una storia di formazione, ma che ha anche il sapore di una profezia non troppo lontana sulle sorti umane. Dal 31 luglio è nelle sale italiane. Lo hai pensato più per le nuove generazioni o per un pubblico adulto?
A costo di sembrare antipatico vorrei poter ampliare un concetto che reputo oggi molto importante.
So perfettamente che ormai ogni film viene confezionato come un prodotto destinato ad un target di riferimento preciso dove è obbligatorio seguire le regole algoritmiche affinché l’evento scatenante accada dopo un tempo ben preciso, dove ci siano degli elementi narrativi preconfezionati tanto di moda come la diversità di genere, l’inclusione, le minoranze ecc ecc. Se Nina dei lupi piacerà al pubblico ovviamente lo spero con tutto me stesso. L’importante però è che sia il pubblico a deciderlo e non logiche distributive viziate. Io ho raccontato una storia che avevo voglia di raccontare e che mi emozionava. Ogni tanto mi piacerebbe lo facessero molti miei colleghi. Non ho pensato a chi fosse destinato. I calcoli li lasciamo a chi si occupa di numeri, noi dobbiamo fare un altro lavoro. Sicuramente il fatto che la protagonista sia una ragazza giovane avvicinerà un pubblico di quella fascia di età ma sono convinto possa essere apprezzato anche da persone adulte.
Per il film hai scelto un cast importante. Tra tutti sorprende la giovanissima Sara Ciocca, che alle spalle ha già un curriculum robusto e, ha già vinto il premio Kineo proprio per questa interpretazione. Quando hai capito che era la tua Nina?
Un film è un lavoro di squadra. Il fotogramma è realizzato grazie ad ogni singola persona che vedete scorrere nei titoli di coda. La sublimazione di tutto questo è data dalla bravura degli attori che in questo film sono stati eccezionali. Si sono dedicati tanto per regalare delle splendide interpretazioni. Vedrete attori in vesti che non avete mai visto. Un Sergio Rubini pazzesco, la bravissima Sandra Ceccarelli, le straordinarie interpretazioni di Cesare Bocci, Davide Silvestri. E poi le bravissime Tiziana Foschi e Caterina Gabanella, e tanti altri bravi attori come Fabio Ferrari.
Cercare Nina era inizialmente la scelta più difficile che poi come spesso accade si è rivelata la più facile. Ho visto tante brave attrici per quel ruolo. Tante. La verità è che al primo provino di Sara in cuor mio avevo già scelto. Mi ha mandato un video girato da sola senza essersi mai confrontata con me, dando delle sfumature al personaggio di una maturità sconvolgente. Anche un cieco sarebbe in grado di vedere qualcosa di così luminoso. Sara è destinata a grandi cose e a volte vorrei che le persone guardassero questo film anche solo per vedere lei.
Sei al tuo terzo lungometraggio. Nei tuoi film ti stai cimentando in generi molto diversi tra loro. Sei partito dalla commedia per arrivare a questo dramma distopico, immagino non di facile realizzazione. La tua asticella di difficoltà si alza di volta in volta: è una sfida con te stesso?
A livello personale sono chiaramente una persona molto confusa e questo si rispecchia nel lavoro. Quando mi chiedono cosa faccio per vivere non so cosa rispondere. Ho questo maledetto vizio di appassionarmi a cose che sembrano sempre complicate e irrealizzabili. La risposta alla domanda temo che sia “sì”. E’ una sfida inconsapevole con un me stesso che tento di soffocare. Un me stesso che ha come l’impressione di aver già provato tutti i sentimenti possibili e ha paura che tutto non sarà altro che una versione inferiore di ciò che è già stato.
La tua carriera nel cinema sta crescendo con la casa di produzione bolognese Genoma Films, che hai fondato insieme a tuo fratello Paolo. Puoi già tracciare un primo bilancio? Ci sono novità all’orizzonte?
È proprio il caso di dire che devo tutto a mio fratello Paolo. Lui è il motore dirompente di Genomafilms che ha portato una casa di produzione indipendente Emiliano Romagnola ad approdare in scenari importanti internazionali in così breve tempo. Mio padre era di Bologna come lo è anche mia madre. Io ho fatto un giro un po’ più largo vivendo pressoché ovunque ma alla fine sono tornato alle origini. A me la città di Bologna non solo ha dato un fratello ma anche tanti nuovi legami e una nuova prospettiva per il futuro.
Di progetti per il futuro Genomafilms ne ha tanti: Il secondo film opera di Damiano Michieletto “La Cenerentola” poi “La Stanza Indaco” di Marta Miniucchi. Stiamo inoltre mettendo le basi per EST2 e di tante altre cose che spero vediate presto.
Che prova cinematografica ti piacerebbe affrontare in futuro?
Al momento penso a quelle che mi aspettano. Come ho accennato prima, dopo il successo di EST ci accingiamo a preparare il secondo capitolo con una storia devo dire molto avvincente.
Se penso invece ad un futuro un po’ più lontano vorrei girare un film giallo ambientato in un resort alle Maldive per diciamo otto o nove settimane. La peculiarità di questo giallo è che non ci saranno assassini ne tantomeno attori. Non ci sarà una troupe e non ci saranno attrezzature tecniche. Ci sarà solo un regista su un’isola deserta per otto o nove settimane che avrà lasciato un po’ di persone in Italia a chiedersi: “Ma non era andato a comprare le sigarette?”