- Data di pubblicazione
- 06/06/2022
- Ultima modifica
- 15/03/2024
Rapito
Bologna, 23 Giugno 1858. A sette anni il piccolo Edgardo Mortara, ebreo, viene rapito alla sua famiglia dalle autorità dello Stato della Chiesa per ricevere un’educazione cattolica. Qualche anno prima una domestica lo ha battezzato ritenendolo in pericolo di morte. Le battaglie della famiglia, appoggiate dall’opinione pubblica dell’Italia liberale, non servono a riportare a casa il piccolo
Edgardo. Tutto il mondo si solleva contro questa inaudita violenza in un’epoca in cui le idee liberali conquistano le nazioni ma neanche quando Bologna viene liberata e annessa al Regno d’Italia, neanche dopo il processo all’Inquisitore che ne aveva ordinato il “rapimento”, i genitori di Edgardo, Momolo e Marianna, riusciranno nella loro impresa.
Edgardo, nel frattempo, riceve un’educazione cattolica e quasi da subito, inspiegabilmente (e qui il mistero), si professa cattolico convinto, tanto da intraprendere il percorso del seminario. Il suo padre spirituale è il Papa Pio IX, che vede in questo bambino un simbolo al quale aggrapparsi per difendere il potere temporale della Chiesa dal suo prossimo disfacimento. Una volta conseguiti i voti semplici il giovane Edgardo prenderà il nome di Pio, riprova di quanto la sua devozione e gratitudine al Papa fossero assolute.
Quando gli italiani conquistano Roma, nel 1870, Edgardo ha diciannove anni: al fratello Riccardo, garibaldino, che tenta di riportarlo a casa, dichiara di non essere intenzionato a tornare a meno che la famiglia non si converta al cattolicesimo. Di qui la separazione definitiva e l’eterno rimpianto di Edgardo di aver fallito nel tentativo di convertire sua madre e tutta la sua famiglia.