Speciale Venezia 81 – Gran finale in bianco e nero con L’orto americano

Il noir di Pupi Avati in prima mondiale chiude la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

08 settembre 2024

Venezia 81 rende Pupi Avati il regista vivente con la maggiore partecipazione al festival. Dieci le presenze al Lido per il cineasta bolognese che, per l’evento di chiusura della manifestazione, ha portato il noir L’orto americano, presentato in prima mondiale in Sala Grande con un parterre de rois che gli ha dedicato un lungo applauso finale.
Un apprezzato ritorno al “gotico padano” per Pupi Avati, che riconduce così nelle atmosfere a lui care dell’Emilia più misteriosa e malinconica, magistralmente restituita dal bianco e nero della fotografia di Cesare Bastelli. Realizzato per buona parte sul territorio, tra Copparo (Fe), Ferrara, Comacchio (Fe), Cervia (Ra), San Mauro Pascoli (FC), L’Orto Americano è ambientato tra la Bologna post bellica degli anni 40, le zone più rurali dell’Iowa, e il Delta del Po, sfondi imprescindibili per la narrazione, tratta dall’omonimo libro di Avati e adattato per il cinema con il figlio Tommaso.
Un giovane mentalmente problematico con aspirazioni letterarie si innamora perdutamente al primo sguardo di un’ausiliaria dell’esercito americano. Un anno dopo il ragazzo decide di andare a vivere nel Midwest americano, «assieme ai suoi morti», per tentare di scrivere il romanzo definitivo. Si trasferisce in una casa contigua a quella in cui vive l’anziana madre della soldatessa. Le due case, però, sono separate da un orto macabro, da cui di notte provengono urla misteriose. La donna è disperata per la scomparsa della figlia, di cui non ha più notizie. Probabilmente è morta, forse è stata uccisa. Ai tempi della conclusione del conflitto la ragazza aveva scritto che si sarebbe sposata con un italiano. Il giovane inizia così una tesissima ricerca della donna, che gli farà vivere una situazione particolarmente drammatica.

Pupi Avati ha confermato come il protagonista – interpretato da un bravissimo Filippo Scotti – lo rappresenti. “C’è una sorta di civetteria negli esseri umani che cresce con gli anni. Diventare vecchi fa sì che si abbia la necessità di lasciare più tracce possibili, e cadono tutti i freni inibitori”. E, ancora: “Non ho più paura della sincerità e la vado a cercare. I vecchi entrano in una seconda infanzia: si torna bambini e, per trovare un certo tipo di rassicurazione, scendi a compromessi atroci e riveli di te stesso cose che non hai mai detto. Il mio rapporto coi morti, i miei genitori, i boy scout, persino i miei colleghi quando lavoravo alla Findus, insomma tutte le persone a cui ho voluto bene. Io ormai dormo solo, loro vengono, io trovo refrigerio e queste presenze mi fanno dormire. Ho deciso di dare questo disturbo al mio personaggio che per questo viene messo in manicomio”.

Oltre a Scotti nel cast troviamo tra i volti amati dal grande pubblico Rita Tushingham, Armando De Ceccon, Roberto De Francesco, Chiara Caselli, Romano Reggiani, Andrea Roncato, mentre La figura eterea di Barbara è affidata alla bellissima modella Mildred Gustafsson.
Il film è prodotto da Minerva Pictures Group, DueA Film con RAI Cinema e il sostegno della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, e sarà nelle sale nei primi mesi del 2025.